Il Gioco di Ruolo
DreamALOT è un gioco di ruolo online di ambientazione medievale-fantasy ed una comunità virtuale al contempo. Evoluzione del classico gioco di tutte le infanzie "facciamo che io ero" (facciamo che io ero un mago e tu una principessa, facciamo che io ero un cavaliere e tu il mio scudiero...), DreamALOT nasce dalla volontà di usare il gioco di ruolo come mezzo di aggregazione e come strumento per scardinare i pregiudizi alla base delle tante forme di intolleranza dell'epoca moderna.
Attraverso il gioco di ruolo si crea un mondo virtuale persistente nel quale ognuno può sperimentare identità diverse del sé e conoscerne tantissime altre, facendo abitudine dunque ad accogliere la diversità con curiosità e non con paura.
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Ambientazione
DreamALot è un GdR dal forte stampo fantasy-medievale ambientato in un mondo denominato Amus, animato da una ininterrotta narrazione che si protrae da quindici anni. Ha un suo universo, una sua cosmologia ed un enorme territorio da esplorare, scoprire ed arricchire.
Fiorente mondo sul quale posero piede gli esuli dell'Esodo, ha dato i natali ad una moltitudine di creature in perenne lotta tra il bene ed il male. Regni ed Imperi sono sorti e crollati senza sosta, nel nome d'un Dio o degli Uomini, fino a quando un Invasore non ha posto fine all'eterna guerra.
Il ripiegamento dell'oppressore dei mondi, Inanis, su un'isola a largo del Grande Mare, ha riportato ogni nazione di Amus ad assaporare la libertà e l'autodeterminazione. In molti, e ovunque, hanno festeggiato la ritrovata libertà dalle spirali oscure dell'Antimondo.
Governi nuovamente sorgono, divisioni future si addensano all'orizzonte, eppure ora giungono, quasi con regolarità, navi cariche di merci e materie prime: fiorisce il commercio e con esso il benessere collettivo. Le macerie vengono sgomberate, la civiltà risorge, coi suoi palazzi, i suoi mercati, gli edifici di culto e le taverne piene di fumo, allegria e insidie.
Storia
C’è una storia che è bene sia conosciuta riguardo le nostre Terre del
Sogno. Una storia che ha il proprio abbrivio prima che le forze di
Inanis giungessero nel nostro mondo, che chiamiamo Amus.
Prima, molto tempo prima, questo era un luogo come tanti, un piccolo
regno schiacciato tra realtà più grandi, ma tutto sommato prospero e
tranquillo: un luogo molto limitrofo rispetto alle grandi dinamiche
politiche ed economiche dell’Algarvian, il continente al cui meridione
sorgevano, e sono ancora, invero, le Terre. Una dinastia benevola
regnava su un popolo di contadini e artigiani operosi; i grandi stati
di questo continente, e non solo di esso, non nutrivano interessi
particolari nei nostri confronti; qualche nave commerciale giungeva, di
tanto in tanto, a rifornirci di quel qualcosa in più che ci
abbisognava, perché le nostre foreste e i nostri campi, così come il
nostro mare, erano abbastanza ricchi da sostentarci. Tuttavia, circa un
secolo prima dell’avvento di Inanis, qualcosa cominciò a cambiare:
ministri ambiziosi, zelanti religiosi, avidi mercanti e scienziati e
arcanisti bramosi di nuove conoscenze, approfittando della morte
prematura dell’ultimo sovrano e della minore età della sua erede
legittima, ritennero che il placido Regno delle Terre del Sogno dovesse
avere il proprio posto tra le altre grandi potenze continentali: un
Consiglio di Reggenza tenne saldo il potere, esautorando di fatto, se
non nelle apparenze, la figura della giovane principessa anche quando
essa assurse infine al trono. Furono implementati i commerci,
intensificate le relazioni con le altre nazioni, rafforzato l’esercito;
gran parte della popolazione fu stimolata ad abbandonare campi e arti e
ad addestrarsi alle armi, con la promessa di maggiore,
sebbene superfluo, benessere e la conquista di nuovi territori. Dopo
alcuni decenni durante i quali furono costruite molte strutture
difensive e strategiche, pochi avrebbero riconosciuto nelle Terre quel
placido e operoso regno di un tempo. Il progresso e l’ebbrezza di
questa nuova situazione relegarono il diritto reale sullo sfondo, i
sovrani ridotti a figure ormai simboliche dell’unità del Regno sempre
meno solida, favorendo un rafforzamento sempre maggiore del Consiglio e
dei suoi membri, il cui potere divenne ereditario, non più consesso dei
migliori e più utili, ma di famiglie che assursero a dinastie vere e
proprie. E così, rapidamente come era accaduto per il cambiamento
precedente, nuovi mutamenti giunsero per questi luoghi e non furono
certo positivi. Mentre nelle diverse regioni delle Terre si erano
insediati potentati che guardavano più agli interessi della famiglia
dominante che li teneva legati a sé, disgregando l’unità che era stata
così preziosa per la prosperità collettiva; le nazioni più potenti
dell’Algarvian, con modi diversi, chi con l’intrigo, chi portando la
guerra, ne approfittarono, accrescendo la loro influenza sul Regno
ormai diviso. Il confine a nord cadde e ci fu la prima invasione: la
regina, la sua famiglia e una manciata di pochi cortigiani fedeli
furono consigliati alla fuga, cercando riparo presso la potente Gilda
dei Dodici, una misteriosa congrega mercantile che dominava interamente
il continente centrale.
I territori, incapaci di fare fronte unico all’invasione in armi di un
popolo guerriero e bellicoso, i Vagrit, chiamati anche Schiavisti, e
agli intrighi fomentati dalle altre potenze straniere ormai interessate
al florido e strategico Reame delle Terre, sacrificarono la difesa
collettiva a piccole guerre intestine, indebolendo ulteriormente il
Regno del Sogno; il misticismo e la magia, eccezionalmente potenti nei
nostri confini, scesero in campo per respingere l’invasore in modo
rapido e deciso, ma, a loro volta furono incapaci di armonizzarsi nello
scopo, deflagrando senza controllo e riducendo il nord a un perenne
stato di buio.
Questo tentativo, pur raggiungendo lo scopo per cui si era attuato,
sancì una vittoria pirrica per le Terre e ne compromise definitivamente
l’unità: l’antica e pacifica capitale fu quasi abbandonata a se stessa;
i begli edifici di un tempo andarono in rovina, così come le poderose
strutture difensive che il Consiglio aveva voluto a maggior gloria del
Regno e delle quali restano rovine e incomprensibili artefatti.
Seguirono anni di stallo, in cui quello stesso alto consesso era ormai
inutile ostaggio delle fazioni ed infine esso fu sciolto e si visse in
una costante pace forzata e armata tra i territori, i quali,
autoproclamatisi illegittimamente regni autonomi, non senza un eccesso
di scarsa lungimiranza rispetto alla situazione generale del
continente, dominato da grandi realtà politico territoriali, furono
incapaci di prevalere l’uno sull’altro, costringendo talvolta anche gli
dèi, o meglio alcuni di essi, a schierarsi, imbrattando la loro maestà
con le meschinità e le piccole ambizioni delle creature.
L’economia crollò, i raccolti mancarono poiché i contadini erano ormai
da tempo divenuti soldati e non avevano più intenzione di rinunciare a
quella vita certo più comoda e meno faticosa della precedente: venne la
carestia e il popolo soffrì la fame e le malattie e ne venne decimato,
ma il peggio doveva ancora venire.
L’avvento di Inanis
Un giorno, improvvisa e imprevedibile, una spessa coltre di nebbia
avvolse le fragili e divise Terre e tutto l’Algarvian e l’intero mondo
di Amus, restandovi per lunghi anni: nel giro di qualche mese molti
perirono e la grande maggioranza dei superstiti perse inspiegabilmente
la memoria di ciò che era stato.
Grandi ombre nere solcavano il cielo plumbeo e offuscato; apparvero
aberrazioni e mostruosi ibridi meccanici sciamarono ponendo il nuovo
dominio proprio al Borgo e trasformando la città in un assurda parodia
di ferro e ingranaggi metallici; ciminiere fumanti appestarono l'aria e
macchine incredibili profanarono campi, mari e foreste alla ricerca di
chi non si piegava al nuovo dominio, alla nuova fede, non più negli
dèi, ma in un assoluto e fatale progresso tecnologico; iniziò il
servaggio, catene strinsero polsi e caviglie e un nuovo Impero sorse,
portatore di poteri indicibili e spaventosi capaci di confondere i
piani dell’Esistente e controllare il Tempo stesso, minacciando terra e
cielo: gli dèi scesero in campo, si schierarono in battaglia, ma non
tutti in difesa delle tradizioni di questo mondo, almeno non
all'inizio. Alcuni di loro pensarono di potersi servire di quel nuovo
potere che si chiamò Inanis per perseguire antiche ambizioni di
dominio, altri lo contrastarono sottovalutandolo; solo Eralta, il
Signore dell’Universo e del Tempo, restò silenzioso a osservare quella
parte del suo Creato cambiare forma. Le ragioni di questo Suo
tacere non possono essere note alle creature, poiché è insondabile la
volontà di Colui che è all’origine di tutto, ma le Terre parevano
essere diventate la principale preda di nuovi conquistatori e
languivano nel dolore e nelle privazioni.
Inanis abbisognava di nuovi sudditi che sposassero il proprio credo e
di schiavi che servissero il nuovo progresso tecnologico che recava
come una promessa di un migliore futuro; in modi misteriosi quanto
blasfemi i piani furono sovrapposti, così come le ere e nuove torme di
creature giunte da un piano parallelo, simile nei luoghi e nei
nomi, affollarono i campi di schiavitù sorti ovunque. Ciò che Inanis
non aveva però considerato fu che quelle povere creature non erano
disposte a piegarsi e che il silenzio del Creatore non era un assenso a
distruggere ciò che era stato da Lui creato. Nacque un orgoglioso
movimento di Resistenza che inizialmente tenne fieramente testa al
Nemico, pur nella sproporzione assoluta dei mezzi, ma presto
riaffiorarono nuove divisioni e solipsismi e l'equilibrio parve ancora
vacillare in favore di Inanis.
Nelle profondità di ciascun pianeta dell’Universo, Eralta aveva posto
una stilla di sé, un cuore potente sopra ogni altra cosa, l’anima
stessa di ogni mondo, la sua linfa vitale: la Fonte dell’Onda;
controllare quel potere significava elevarsi oltre gli dèi stessi;
controllare tutte le fonti di ciascun pianeta, significava mirare al
trono dell’Universo.
In un modo che non è dato sapere, Inanis seppe ciò e individuò su Amus
e proprio nell'Algarvian la zona del nostro mondo sotto la quale
giaceva uno degli accessi alla Fonte, ma questo era meticolosamente
celato e noto solo al Signore del Tempo.
L’Impero era furibondamente alla ricerca dell’esatta posizione di quel
luogo: utilizzò qualunque mezzo dato dalla sua immensa tecnologia e
volle persino tentare di catturare gli dèi, pensando che essi sapessero
ciò che era invece noto solo ad Eralta, ma quei tentativi erano
frustrati da continui insuccessi.
Inanis provò allora con le blandizie e le promesse, insinuò il
tradimento, ma anche in questo caso non giunse a nulla di
significativo.
E allora commise l’errore che gli fu fatale: avendo trovato su un
lontano pianeta che aveva già conquistato quell’accesso al potere
dell'Onda che qui non trovava, l’Imperatore di Inanis lo inglobò in sé
e, in un eccesso di fiducia nelle possibilità di quel nuovo potere,
giocò il tutto per tutto e si apprestò a sfidare direttamente Eralta.
Quello che accadde poi è la storia che abbiamo di recente vissuto e
vedremo se conoscerla ci insegnerà a non commettere gli stessi errori.
L’Algarvian dopo Inanis
La sconfitta improvvisa e totale delle ambizioni dell’Imperatore di
Inanis causò un ritiro delle forze inaniane stanziate al Borgo
sull’Isola un tempo volante e ora saldamente ammarata: qui gli
inaniani avevano in precedenza costruito un avamposto; questo fatto
ebbe conseguenze identiche e fatali in tutto l’Universo, ma questa è
un’altra storia.
Sul Piano degli Dèi, Eralta, trionfatore sul Signore di Inanis, era
tuttavia furibondo per le divisioni tra gli stessi dèi, i loro
opportunismi davanti al nemico, l'inadeguatezza e l'opportunismo che
avevano dimostrato; Egli meditava di punire anche le creature di Amus
che con la loro debolezza e le loro divisioni avevano permesso, benché
certo indirettamente, che gli fosse portata quella sfida tanto ardita
e blasfema: dopo aver richiamato a sé i dodici dèi, decretò la completa
distruzione del pianeta originario di Inanis e, quindi, rivolto il suo
sguardo su Amus, scagliò il suo maglio sull’Isola, portando
devastazione sulle Terre e, in misura minore, in tutto l’Algarvian.
E fu così che l’Isola prima si inabissò e poi riemerse rovesciata: le
forze di Inais e ogni loro tecnologia scomparvero per sempre dalla
faccia di Amus.
Il Tempo fu sospeso e riavvolto, affinché nulla restasse dell’abominio,
ma l'indignazione del Creatore non si saziò: Egli, infine, decise di
distruggere Amus e, forse, l’intero Suo Creato, ma gli dèi
inaspettatamente decisero stavolta di allearsi e con il loro canto,
condotto da Themis, calmarono il loro Padre e gli indussero un sonno
eterno e vigile, stretti attorno al Suo giaciglio per l’Eternità.
Un tempo nuovo iniziò a scorrere su Amus e ciascun popolo,
inconsapevole di quanto la fine fosse stata vicina e di quanto stesse
accadendo sul Piano divino, riprese la propria strada, esattamente da
dove l'aveva interrotta l'invasione di Inanis: gli dèi, pur in qualche
modo uniti, si divisero in tre sfere di influenza per operare
nell’Universo, lo Zenith, il Crepuscolo e l'Eclissi, poiché le creature
hanno bisogno di scelte chiare e determinate; poi inviarono su Amus i
draghi stanziali, i quali, ormai per sempre svincolati dal rapporto di
legame con le altre creature, furono posti, secondo la loro indole, a
guardia del futuro stesso del mondo.
Nelle profondità delle Terre, giacque ancora, ignota a tutti
e meticolosamente celata, la potente Anima Mundi, la Fonte dell’Onda,
dalla quale ha vita l’intero pianeta.Oltre le Terre del Sogno, il
misterioso Impero Khaart si chiuse nuovamente concentrato nelle proprie
vicende, mentre il Sultanato di Khalif, signore dei commerci
dell’Algarvian già prima dell’avvento di Inanis, tornò a brigare
nell’ombra per riconquistare la propria precedente posizione dominante.
Gli Schiavisti tornano a rioccupare il Corridoio Oscuro e a sfruttarne
le ricche miniere, ma guardando con occhi avidi oltre le alte vette
degli Olath Vedir.
Soprattutto gli Schiavisti, incapaci di opporsi direttamente
all’altrettanto potente Khalif e disinteressati alle sterminate e
impenetrabili foreste del Nannghard, impegnato a ricostruire l’immane
devastazione portata in quel territorio da Inanis, preparano
esplorazioni verso l’antico e dimenticato Regno del Sogno, pare stia
servendosi di mercenari goblin e spie per saggiarne la forza e
l’unità, e forse progettando di raggiungere quel potere che solo li
condurrebbe a dominare l'intero Amus.
(Dal manoscritto "Storia delle Terre del Sogno, di Lorrain de Trian, Ultimo Storico del Regno)
Credits
La comunià virtuale fantasy DreamALOT è un progetto corale di tutti i soci della associazione culturale La Compagnia del Granducato. Proprio questa comunione di intenti crediamo sia il valore principale di questa comunità virtuale. Di seguito sono elencati i nomi degli esponenti del Gruppo Tecnico incaricato dalla CdG di realizzare e manutenere DreamALOT dal punto di vista pratico, ma per amore di giustizia dovremmo elencare non solo tutti i soci, ma anche i giocatori che con il loro entusiasmo, le loro idee o anche solo il loro incitamento hanno reso possibile tutto questo ed hanno contribuito al formarsi di una vera e propria cultura di gestione e di crescita di una comunità di questo tipo.
Progettazione e Sviluppo: Giorgio Pompei, Simone Fontana, Luigi Iacolino, Christian Trapani, Michele Puddu
Coordinamento progetto grafico: Barbara Signoretti, Simone Fontana, HD Grafico
Coordinamento redazione: Barbara Signoretti
Coordinamento gioco: HD Ludico
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